L’Uni0ne nazionale consumatori ha condotto la campagna #nondisturbarmi per dire stop ai call center molesti. La domanda che si fanno tutti e che giriamo al suo presidente, Massimiliano Dona(nella foto)è se con il nuovo Rpo cesseranno le chiamate moleste, oppure, come sostiene Assocontact, i call center illegali continueranno a sfuggire alla regolamentazione, e non ci sarà pace. No, purtroppo non cesseranno, ma non solo per colpa dei call center illegali che sfuggono alla regolamentazione come vuole farci credere Assocontact. Il vero problema è che le multe non hanno vero potere dissuasivo e sono troppo sporadiche. Vanno scoraggiati i comportamenti scorretti con sanzioni superiori all’illecito guadagno, vanno previsti indennizzi automatici per i consumatori che ricevono telefonate nonostante siano iscritti al Registro, si deve rimediare all’errore grossolano della legge n.5/2018 che prevede il prefisso unico 0844 per le pubblicità e le vendite ma che poi, all’italiana, consente la scappatoia di presentare l’identità della linea a cui poter essere Massimo Donacontattati, vanificando la ratio della norma stessa: così tutti ricevono chiamate da numeri di cellulari e rispondono. Poter azzerare tutti i vecchi consensi dati in passato è un passo avanti, ma non basta.

Qual è, in soldoni, il tasso di successo del telemarketing selvaggio, e perché tanta resistenza a cambiare? Più telefonate fai, più guadagni: sia il call center sia il committente. È tutto qui. La colpa, però, non è di chi vuole fare più soldi, ma dei politici che hanno preferito assecondare gli interessi economici di pochi invece di rappresentare l’interesse generale degli italiani. È un classico del legislatore italiano dare retta alle lobby organizzate invece di perseguire il bene comune. La vecchia regola introdotta subito dopo la prima legge sulla Privacy del 1996, con il decreto legislativo n. 171/98, era che nessuno poteva chiamare per vendere qualcosa salvo la persona contattata non avesse dato il suo espresso consenso: il cosiddetto sistema dell’opt-in. Poi il legislatore, con il decreto legge n. 135 del 25/9/2009, ha fatto la bella pensata di cambiare idea, chissà perché, peggiorando la situazione e passando all’attuale impianto normativo basato sul principio dell’opt-out. E così, se non ci si oppone espressamente chiedendo di non essere contattati, è consentito il trattamento dei dati personali per l’invio di materiale pubblicitario, vendite dirette o comunicazioni commerciali. Peggiorare una cosa che andava bene, è veramente troppo!

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