RUBRICA - Le parole per dirlo

La felicità spiegata alle margherite

“Non c’è un cammino di felicità, la felicità è il cammino”. (Thich Nhat Hanh )

In un giorno di pieno inverno mi sono seduta per terra, dal suolo saliva un alito di ghiaccio e ho pensato: marzo non arriverà mai più. Nel quadratino di erba gelata che ho inquadrato con la fotocamera del cellulare è sbucata una margherita. Mi ricordo che da bambina le chiamavamo marzoline. Per una volta, è stato il device a regalarmi una prospettiva diversa. Ho scattato e pensando alla primavera in arrivo ho deciso di impormi un compito: smettere di aspettarmi la felicità, ma predispormi comunque ad accoglierla.
Il 20 marzo 2022 – Giornata internazionale della Felicità – il World Happiness Report celebra il suo primo decennio di vita. Si tratta di una pubblicazione annuale del Network Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Ogni anno mette a confronto la percezione di felicità nei Paesi del Mondo utilizzando una scala di sei valori: generosità, serenità nel poter compiere le scelte di vita essenziali, aspettativa di vita, salute, percezione della corruzione, supporto sociale, ai quali ne viene aggiunto un settimo, dystopia: come è il paese che immagini più infelice? Viene così assegnato un punteggio che dà vita al Prodotto Interno Lordo pro capite di felicità.

Lo scorso anno, per la quarta volta consecutiva e in piena pandemia, ha vinto la Finlandia. Sarà merito di Babbo Natale o delle politiche sociali? Felicità, cantavano e canteranno per sempre Al Bano e Romina. Già. In questi ultimi due anni ci siamo forse stancati di aspettare che la felicità arrivi perché qualcuno ce la porge, perché il mondo smette di angosciarci e deluderci. Guardiamo la margherita: non si domanda se l’inverno finirà, sboccia e basta. Ecco la grande libertà che forse cerchiamo tutti senza che nessuno ce la insegni: non aspettarci la felicità.

Tutto cospira per farci sentire sbagliati, se non ce la facciamo ad esserlo, felici: pubblicità, social, programmi tv, la forzata allegria della circolazione di merci e contenuti instant dove la gente è spensierata, lieta per forza anche in un mondo irrespirabile e pieno di incognite. È un diritto la felicità? La dichiarazione d’indipendenza americana (4 luglio 1776) dice di sì: “A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla felicità”. Duemila anni fa, il filosofo greco Epicuro nella “Lettera sulla felicità” scriveva che “la felicità è essere ciò che la natura ha previsto per noi”, il che vuol dire che non esiste una via unica.
Abbiamo più che mai bisogno di persone che ci ispirino e le persone davvero capaci di ispirare sono quelle che hanno attraversato tempeste personali e storiche, che sono cadute e hanno provato a trasformare le cadute in ascese, non importa quanto spettacolari. Come ha ricordato al mondo, a gennaio di quest’anno, la morte a 95 anni del monaco buddista zen, attivista per la pace e poeta vietnamita Thich Nhat Hanh. Una vita piena di difficoltà e di ombre interne ed esterne, ma anche di risorse trovate dentro e fuori e donate a tutti. Una comunità felice produce individui felici e viceversa: marzoline nell’inverno che finisce.

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